La Bibbia si pone al centro della tradizione ebraica in quanto testo sacro latore della legge perfetta e divina in forma scritta. Prende il nome ebraico di Tanàkh, acronimo che lega in sé inscindibilmente le tre parti di cui è composta (Torah, Nebiìm e Ketubim) e, al contempo, è definita Mikrà (lettura) in quanto oggetto di lettura. Infatti, a differenza dell’universo cristiano, dove il testo sacro è la Scrittura, nel mondo ebraico il Tanàkh è un patrimonio da «osservare», nel duplice senso proprio del lemma italiano: un patrimonio da leggere e da studiare e, al contempo, un patrimonio da rispettare e da custodire in quanto legge dettata da Dio.